Cinque anni fa. Il COVID e Terza Università
Un ricordo del presidente di T.U. Orazio Amboni

Le sirene delle ambulanze in via Garibaldi, in corsa verso l’ospedale: tutti i giorni molte volte al giorno. Ecco il ricordo che torna nelle orecchie, indimenticabile. Le ambulanze e le lori sirene sono state il segnale che il problema era davvero serio. E in quelle prime settimane del 2020 non c’era ancora chiarezza: un’influenza solo un po’ peggio delle altre? Non bisogna fare allarmismo? A febbraio fui convocato, insieme agli altri responsabili sindacali, ad un incontro con il Direttore Generale dell’ATS che chiedeva il nostro parere sull’opportunità o meno di bloccare tutta la valle Seriana, da Alzano in su. Le telefonate che ricevevo dai delegati sindacali della Valle erano tese e preoccupate, ci comunicavano che all’imbocco della Valle c’erano i camion militari e sembrava che il blocco fosse già deciso. E, invece, in quell’incontro non c’era proprio la percezione della gravità. Noi ci aspettavamo lumi dalle autorità sanitarie ma, pareva, loro ne sapevano meno di noi. Il Direttore ci invitava, noi e l’Università della CISL, a sospendere viaggi e visite culturali al chiuso. Cosa che avevamo già fatto. Pochi giorni dopo arrivò il lockdown, una parola che non conoscevamo ma la imparammo subito. Terza Università era bloccata: sospesi tutti i corsi, sospesi i viaggi e le visite culturali, sospese le attività in palestra, sospeso il Coro di T.U.. Ma non volevamo venire meno al nostro compito e ai nostri impegni. Subito organizzammo le lezioni on line per i corsi di inglese, una serie di oltre 50 videolezioni (ancora disponibili sul web) registrate gratuitamente dai nostri docenti. I nostri soci non chiesero la restituzione delle quote di iscrizione già versate ma decisero di girarle agli ospedali (Papa Giovanni e Treviglio). Con l’aiuto di Mara D’Arcangelo, la nostra responsabile organizzativa in quegli anni, per mantenere vivo il legame con i nostri soci, organizzammo un servizio settimanale di newsletter spedite per mail, con stimolanti articoli dalla stampa, poesie, addirittura brani musicali. Con l’estate sembrava che la vita normale riprendesse, ma bisognò attendere la successiva estate, quella del 2021, perché i partecipanti cominciassero a riprendere un po’ di fiducia nell’intervenire ad incontri in locali chiusi. A fine estate, comunque, decidemmo di ripartire. Venne preparato il libretto col programma: in copertina i “Pesci rossi” di Matisse: ci avevano messo sulla loro pista le parole di Emilio Cecchi “I pesci rossi nella palla di vetro nuotavano con uno slancio, un gusto di inflessioni del loro corpo sodo, una varietà d’accostamenti a pinne tese, come se venissero liberi per un grande spazio. Erano prigionieri. Ma s’erano portati dietro in prigione l’infinito”: era la nostra sensazione, la cultura e legami con le persone ci avevano fatto sentire comunque liberi. La ripresa non fu semplice, bisognava mantenere il distanziamento e si dimezzava la capacità di ricezione delle sale; gli adesivi incollati sulle sedie per indicare le distanze e le mascherine ancora necessarie ci ricordavano che i guai erano sempre dietro l’angolo. Comunque ripartimmo. Aumentammo le attività all’aperto, con i gruppi di cammino e le visite guidate. Il Coro riprese. I corsi ripresero e le attività di ginnastica e movimento pure.
Da più di tremila i soci erano scesi a poco più di 400, ma ora siamo tornati a più di tremila. Un grazie di cuore a tutti, ai soci, ai volontari, allo staff di programmazione e, soprattutto ai docenti che con impegno e generosità hanno favorito la rinascita.